SOSTANZE TOSSICHE DENTRO CASA

Un’indagine di Greenpeace ha provato che, ogni giorno, respiriamo in casa centinaia di sostanze tossiche, analizzando la composizione delle polveri in cento abitazioni private.

Greenpeace ha svolto un’approfondita indagine con un metodo semplice ed efficace: l’analisi delle polveri raccolte dopo una normale “passata” di aspirapolvere in casa. La loro composizione è un test significativo del cosiddetto “inquinamento indoor”.

Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, ha spiegato che l’indagine è stata svolta in campioni di polvere raccolti in cento abitazioni private di Regno Unito, Francia, Spagna, Danimarca, Svezia e Finlandia.

 I campioni di polvere sono stati analizzati da laboratori indipendenti che hanno rilevato la presenza di cinque gruppi di sostanze chimiche pericolose e diffuse.

Si tratta di ftalati, alchifenoli composti a base di bromo e paraffine clorurate.

I composti chimici rilevati da Greenpeace, nelle polveri domestiche, non sono quelli provenienti dall’inquinamento atmosferico o dall’uso di prodotti specifici come, per esempio, gli insetticidi per la casa o il giardino.

I composti chimici inquinanti trovati sono quelli che entrano in casa inavvertitamente sotto forma di additivi contenuti in tappeti, tendaggi, giochi, elettrodomestici, detergenti, cosmetici e profumi, spesso senza essere segnalati nemmeno in etichetta.

I prodotti in cui sono stati contenuti tali agenti chimici, una volta in casa, li rilasciano attraverso i vapori emessi o in seguito al semplice contatto con la pelle.

Particelle infinitesime di tali additivi vanno a contaminare l’ambiente domestico per poi accumularsi in molti casi nell’organismo dopo essere stati assorbiti per inalazione (per le particelle più fini), assorbimento diretto cutaneo (detergenti e prodotti tessili), o ingestione (contenitori e pellicole per alimenti).

Ad esempio, alcuni ftaliti (utilizzati per rendere i prodotti in PVC più flessibili, ma anche nei giocattoli, interni delle auto, cavi, vernici ed inchiostri) sono riconosciuti tossici per lo sviluppo del sistema riproduttivo dei mammiferi.

Gli alchifenoli (presenti in shampoo, cosmetici e altri prodotti per l’igiene personale) e alcuni composti bromurati (utilizzati per rendere ignifughi cavi elettrici, mobili ed elettrodomestici) possono interferire col sistema ormonale, alterando la crescita e lo sviluppo.

Le paraffine clorurate (usate in vernici, plastiche e gomme) possono risultare cancerogene.

Alcuni composti organostamnici (utilizzati come fungicidi nei tappeti o come stabilizzanti nei prodotti in PVC) risultano nocivi per il sistema immunitario.

Le conclusioni dell’approfondita ricerca sono riportate in 74 pagine fitte di dati e non sono certo tranquillizzanti.

E’ stato rilevato che, in media, ogni grammo di polvere contiene circa mezzo milligrammo (una parte su duemila) di sostanze appartenenti ai cinque gruppi a “rischio chimico”.

Anche se l’indagine di Greenpeace, per dimensioni e struttura del campione, non può essere ritenuta rappresentativa, è evidente che, in Europa, stiamo pagando le conseguenze di un impiego diffuso di additivi chimici rischiosi, per la salute e l’ambiente.

Il rischio è particolarmente elevato per i bambini, i più indifesi ed insieme i più esposti alle polveri e al contatto diretto con i materiali nocivi. Prova ne è la crescente diffusione di allergie.

Il senso dell’indagine di Greenpeace non è certo quello di seminare terrore e rassegnazione.

Al contrario la ricerca ha un obiettivo preciso. Infatti l’Unione Europea sta lavorando ad una nuova normativa per la regolamentazione della produzione degli agenti chimici di maggior interesse.

Vittoria Polidori spiega che l’indagine è stata effettuata per sostenere l’introduzione della nuova legislazione del cosiddetto “principio di sostituzione”.

Tale principio, se approvato, obbligherebbe le aziende produttrici a sospendere la produzione di additivi ritenuti pericolosi per l’uomo e l’ambiente ogni qual volta fossero disponibili nel mercato delle concrete alternative.

Altri obiettivi dell’azione di Greenpeace e delle altre associazioni ambientaliste europee coalizzate è l’estensione della normativa anche sui prodotti provenienti da paesi terzi e il diritto ad un’informazione completa sull’intera filiera: dalla produzione alla commercializzazione.

Greenpeace non è contraria per principio alla produzione e all’uso di agenti chimici di sintesi, ma sostiene che non devono essere utilizzati quando è possibile evitarne l’impiego.

Solo eliminando i prodotti a base di Pvc (fonte di ftalati, composti organostannici e di altri pericolosi additivi) si abbatterebbe drasticamente l’inquinamento domestico.

Il problema non si risove rendendo ancora più sterili di quello che sono le nostre abitazioni, visto che molti detergenti sono poi fonte di contaminazione.

Per prevenire le malattie da inquinamento domestico si devono orientare i consumi verso alimenti, tessuti, giocattoli e, più in generale, prodotti per la casa ecologici, che cioè non introducano additivi tossici.

Per la protezione dalle malattie da inquinamento domestico è importante anche rinforzare le difese passive. Ciò vuol dire soprattutto un’alimentazione corretta ed equilibrata.

Francesco Marinelli, direttore dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR), afferma che i dati di Greenpeace confermano quello che da tempo sostiene il suo Istituto, cioè il crescente livello di inquinamento indoor.

Mentre è però relativamente semplice sostituire detergenti, cosmetici e articoli per l’igiene con preparati ecologici, più complesso è intervenire sui materiali edili.

E’ infatti impensabile ristrutturare la casa per introdurre soluzioni ecologiche, ma è importante che la richiesta di edilizia ecologica diventi sempre più diffusa e consapevole.

Il testo integrale (in inglese) del rapporto di Greenpeace “Consuming Chemicals. Hazardous chemicals in house dust as an indicator of chemical exposure in the home”, insieme ad altri documenti sulla chimica in Europa, può essere scaricato all’indirizzo: www.greenpeace.it/inquinamento/chimica/htm.

 

Mauro PAPALE

Ingegnere Elettronico